Residui in Italia, pesticidi nel piatto

Atlante dei pesticidi

Un nuovo report ha confermato la presenza di residui di pesticidi nella frutta e nella verdura che gli Italiani consumano giornalmente. Sono state rinvenute anche tracce di neonicotinoidi, dannosi per le api, all’interno di campioni di miele.

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In Italia l’impiego di fitofarmaci, utilizzati per combattere piante infestanti, insetti e funghi è ancora troppo diffuso nonostante sia stata dimostrata a tutti la possibilità di ridurne l’utilizzo attraverso metodi alternativi, tra cui: l’applicazione delle corrette pratiche agronomiche, l’utilizzo di insetti antagonisti e fitofarmaci di origine naturale.

A dicembre 2022 Legambiente ha pubblicato il Dossier “Stop Pesticidi”, documento che anno dopo anno fotografa l’impiego dei pesticidi in Italia e la loro presenza all’interno della matrice alimentare. Nel Dossier sono stati analizzati 4.313 campioni di alimenti divisi in tre macrocategorie: frutta, verdura e prodotti trasformati. Il quadro generale non è molto positivo, in quanto solo il 54,81% dei campioni analizzati è risultato privo di residui, mentre lo scorso anno, la rilevazione aveva raggiunto il 63%.

Questi risultati sono stati accompagnati da una percentuale estremamente bassa di campioni irregolari (ossia in cui è stato superato del Limite Massimo di Residuo o LMR e a quei campioni in cui vengono riscontrati fitofarmaci non autorizzati su quella specifica coltura), pari all’1% (in lieve diminuzione rispetto agli anni precedenti).

Purtroppo è da segnalare una maggiore presenza di multiresiduo (29,89%) rispetto monoresiduo (14,31%). All’interno dei campioni analizzati sono state riscontrate 90 sostanze attive diverse, tra queste le più abbondanti sono state (in ordine decrescente): Acetamiprid, Boscalid, Fludioxonil, Azoxystrobina, Tubeconazolo e Fluopyram. In linea con il trend degli anni precedenti la frutta è risultata la categoria più colpita dalla presenza di fitofarmaci, infatti, dei 1461 campioni analizzati una percentuale estremamente bassa, pari al 28,27% è risultata priva di residui.

Al contrario la maggior parte dei campioni (70,36%) è risultata contaminata dalla presenza di pesticidi, seppur nei limiti di legge. Gli alimenti più colpiti, all’interno della frutta, sono stati: pere, uva e pesche. Nelle pere, in particolare si è registrato l’81,94% di multiresiduo. In questi campioni sono state trovate 22 categorie diverse di sostanze attive, arrivando ad un massimo di 12 nello stesso campione. I residui più abbondanti sono stati: Acetamiprid (14,29%) e Boscalid (12,50%). Nell’uva le cose non sono andate diversamente, infatti, nell’88,37% dei campioni sono stati rinvenuti pesticidi, ed è proprio in un campione di uva da tavola che si è registrata la quantità maggiore di residui presenti contemporaneamente arrivando a ben 14.

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Quasi la metà dei campioni analizzati mostra residui di pesticidi. Il 30% ne presenta più di uno.

Gli agrofarmaci non hanno risparmiato nemmeno i campioni di vino. Infatti, nel 61,80% di essi sono stati trovati uno o più fitofarmaci con un multiresiduo in netta maggioranza rispetto al monoresiduo (42,70% vs. 19,10%) riscontrando soprattutto Metalaxyl e Dimetomorf. L’indagine ha coinvolto anche 108 campioni di miele, di questi il 67,59% è risultata priva di residui, anche se sono da annoverare 2 campioni risultati irregolari a causa del superamento del LMR ad opera dell’erbicida Glifosato. È stato proprio il Glifosato, insieme all’acaricida Amitraz a rientrare nei residui più abbondanti nei campioni di miele. Purtroppo è da segnalare anche il rinvenimento di tracce di due neonicotinoidi, Acetamiprid e Thiacloprid, quest’ultimo revocato dal mercato nel 2020.

Il quadro generale della verdura è leggermente più positivo, in quanto la maggior parte, il 65,57%, è risultata privi di residui contro il 33,37% di alimenti con uno o più pesticidi. Nella verdura, gli alimenti in cui sono stati riscontrati più pesticidi sono stati peperoni e pomodori con, rispettivamente, il 60,68% e 55,03% di residui. Proprio nei peperoni sono state trovate circa 38 sostanze attive diverse, arrivando ad un massimo di 10 nello stesso campione. Tra i residui più abbondanti si annoverano Acetamiprid (11,03%), Fluopyram e Imidacloprid (entrambi 8,82%). Tra gli alimenti trasformati, invece, si evidenzia che il 57,93% è risultato privo di pesticidi.

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La frutta anche in Italia è l’alimento che presenta percentuali più alte di Multiresiduo. In un campione d’uva sono stati trovati ben 14 principi attivi. 

Oltre a questi residui è da segnalare il rinvenimento di tracce di Dimethoate, sostanza attiva di cui l’EFSA non ha potuto escludere il potenziale genotossico determinandone la revoca (Reg. CE 2019/1090), ma concedendo poi deroghe per far fronte al problema della mosca dell’olivo. A destare preoccupazione anche residui di DDT in campioni di tessuto adiposo animale. Tali molecole sono altamente lipofile e non stupisce trovarne tracce nonostante la revoca dal mercato da più di quarant’anni. Le cause del ritrovamento sono legate al cosiddetto effetto cavalletta, ossia il trasporto a lungo raggio delle sostanze per effetto degli agenti atmosferici. Nonostante non siano più ammesse in Ue, la sostanza viene ancora utilizzata nei Paesi terzi e, per mezzo del succitato effetto, vengono a contatto con animali ed esseri umani, interagendo con il loro metabolismo.

Alla luce di questi dati appare chiaro come in Italia ci sia ancora una contaminazione significativa della matrice alimentare, anzi, i dati sembrano suggerire un aumento della contaminazione rispetto allo scorso anno, indicando quanto i livelli di rischio per la salute umana e per la biodiversità siano ancora elevati. Per questo è necessario una forte riduzione dell’utilizzo di queste molecole in agricoltura perché esse non finiscano nei nostri piatti.

Fonti:

p.26 e p.27: Dossier Stop Pesticidi 2022: Analisi dei residui dei fitofarmaci negli alimenti e buone pratiche agricole, Legambiente, https://www.legambiente.it/wp-content/uploads/2022/12/Stop-pesticidi-2022.pdf.